Queste rivelazioni fanno pensare ad una mancanza di compattezza fra gente che fa lo stesso lavoro e che divide chi esercita il comando da chi lo subisce. A tanto siamo arrivati verso il tramonto del 2021 con l’Inpgi nel ruolo di una strega, i nostri vertici di plastica appesi al suo mantello e tutti gli altri bersagliati da ricatti di ogni tipo. Questa deriva è un cancro che svilisce sino al grottesco la figura del giornalista, alla fine vittima di se stesso: chi ha messo al mondo il potere dell’amico che è diventato il nemico? I ragazzi chiedono l’elemosina agli editori. i grandi cercano di sopravvivere, gli anziani si sentono dei disgraziati sui quali incombe il prelievo. Non ho mai immaginato che un giorno sarei entrato in questa fotografia nel solo posto libero, che è quello dei lontani ricordi, quando non avevo paura di diventare un giornalista. Reply
Quando non avevamo paura di diventare giornalisti potrebbe essere un momento lontano cui noi, solo noi, possiamo riportare a un passato sempre più prossimo, sempre più attuale. Oltre a doverlo a noi stessi, lo dobbiamo a tutti quelli che, con vero entusiasmo, si avvicinano a una professione straordinaria, perché una di quelle che ci congiunge alla realtà e alla ricerca della verità. Lo si potrà fare solo uscendo dalle logiche degli schieramenti, dalle nicchie di potere, dalle incrostazioni rugginose: e lo può fare solo chi esercita questa professione davvero, con passione e fatica. All’Ordine, nel sindacato, nell’Inpgi devono entrare questo tipo di giornalisti., Reply